L’arma segreta dei nazisti - Focus.it

2023-01-06 14:43:05 By : Mr. Bruce Li

A New York, nel dicembre 1944 si sparse improvvisamente la voce di un attacco tedesco ormai imminente sulla metropoli, guidato da dischi volanti che trasportavano armi atomiche. Contemporaneamente il New York Times riportò la notizia di una “misteriosa sfera sospesa in aria” e pubblicò foto di oggetti non identificabili che sfrecciavano a evidente, altissima velocità. Secondo l’articolo alcuni londinesi avevano visto questi dischi passare a volo radente sotto i ponti del Tamigi. Pure fantasie? No. Oggi si sa che quelle paure non erano del tutto infondate. I nazisti stavano davvero lavorando a nuove armi fantascientifiche. E tra queste c’erano anche i dischi volanti.

Le armi “V”. Gli eserciti alleati erano sbarcati in Normandia un anno prima, il Fronte occidentale tedesco era ormai prossimo al crollo definitivo ma, nonostante questo, gli americani temevano che i tedeschi riuscissero a evitare la sconfitta imminente ricorrendo all’uso di armi segrete prodigiose. La macchina propagandistica di Joseph Goebbels, ministro della Propaganda, aveva l’obiettivo di convincere la popolazione tedesca a credere sino all’ultimo nella “vittoria finale”.

Ma questa propaganda sembrava avere presa anche tra le file nemiche. Hitler non aveva d’altronde lanciato, pochi mesi prima, dal settembre 1944, su Londra i leggendari missili V2, progettati da Wernher von Braun (poi artefice delle prime avventure spaziali della Nasa)? Erano missili spaventosamente efficaci: eludendo gli schermi dei radar, raggiungevano l’obiettivo in soli 5 minuti dal lancio, senza che fosse in alcun modo possibile prevederne l’arrivo.

Nella propaganda nazista, la lettera “V” della sigla “V2” corrispondeva all’iniziale di vergeltung, rappresaglia. Anche se alla fine della guerra le cosiddette armi “V” (tranne ovviamente la V2) non sarebbero state ancora tecnicamente pronte per l’uso, in alcuni casi erano dotate di un grande potenziale, tanto che Stati Uniti e Unione Sovietica si basarono su queste ricerche per realizzare negli anni successivi i missili intercontinentali e i missili cruise. Altre armi “V”, invece, servirono fin dall’inizio solo a soddisfare le fantasie del quartier generale del führer. A questo scopo, il cosiddetto “disco volante del Terzo Reich”, noto anche con la sigla “V7”, svolse un ruolo particolare.

Volkswagen Dopo il colpo disastroso della crisi del ’29, Hitler era deciso a sostenere i consumi della classe media e, in particolare a motorizzare anche i tedeschi più poveri. Il Fuhrer incaricò nel 1937 l’ingegnere Ferdinand Porsche di fondare a Wolfsburg lo stabilimento che avrebbe prodotto le Volkswagen, le “vetture del popolo”. Dal 1938 fino alla fine della guerra la produzione di auto venne convertita da civile a militare, per riprendere subito dopo il termine del conflitto con il lancio sul mercato del famoso Maggiolino.

Fanta Quando nel 1940 la Coca-Cola venne bandita dal Reich a causa dell’interruzione degli scambi commerciali con gli USA, il responsabile tedesco dell’azienda americana decise di trovare un’alternativa “germanica” alla bibita gassata più famosa del mondo. La soluzione? Una bevanda a base di siero di latte e marmellata di mele, ingredienti facilmente reperibili in Germania. Ci volle un’intensa sessione di brainstorming per trovare all’invenzione un nome adatto ma, a furia di usare la fantasia, l’idea arrivò e la bibita venne battezzata, appunto, “Fanta”. Per ottenere il gusto di agrumi che conosciamo noi, bisognò però aspettare fino al 1955. In quell’anno, nello stabilimento della Fanta di Napoli, si narra che un certo conte Matarazzo aggiunse le arance alla ricetta originale. Si tratta dunque di un'invenzione della Germania nazista, non propriamente dei nazisti

Z1, il primo computer Nel 1937, l’ingegnere Konrad Zuse progettò e costruì (a casa dei genitori) il primo calcolatore elettronico, un antenato dei moderni computer. Alimentato da energia elettromeccanica e provvisto di un’unità di calcolo in virgola mobile con numeri codificati in binario (sekundal), la macchina programmabile di Zuse (Versuchmuller) era in grado di risolvere lunghe operazioni matematiche in brevissimo tempo, impiegando solo un secondo per ogni ciclo di calcolo. Lo Z1 eseguiva sottrazioni, addizioni, divisioni e moltiplicazioni secondo le istruzioni trasmesse attraverso un sistema di schede perforate. Konrad Zuse non fece mai parte del partito nazista.

I missili per andare sulla Luna L’ingegnere Werner von Braun fu una delle teste più brillanti del Terzo Reich, e non solo. Le sue ricerche e le invenzioni in campo bellico, in particolare quella dei missili balistici V-2, furono successivamente molto utili alla Nasa che se ne servì per sviluppare i primi razzi per l’esplorazione dello spazio. Al termine del conflitto, von Braun iniziò a lavorare per l’agenzia spaziale statunitense e diresse la progettazione del Saturn V, il razzo multistadio a propellente liquido più grande mai realizzato. Il Saturn V fu utilizzato nei programmi spaziali Apollo e Skylab.

Le taniche per la benzina Durante la guerra, lo stoccaggio del carburante era un’esigenza fondamentale dell’esercito tedesco. Così, nel 1936 l’azienda Eisenwerke Müller & Co si mise all’opera per progettare e realizzare delle speciali taniche da 20 litri destinate a conservare la benzina necessaria all’aviazione e agli altri veicoli nazisti. Come richiesto da Hitler, nel luglio del 1937 si diede il via alla produzione in serie di questi resistenti canestri in acciaio (Wehrmachtskanisters) utilizzati ancora oggi.

I carburanti sintetici In seguito alle difficoltà nell’approvvigionamento di carburante dovuti all’embargo commerciale, la Germania iniziò a produrre petrolio sintetico in quantità massicce. In realtà, il processo di conversione del carbone in carburante era già stato brevettato nel 1913 dal suo inventore, il tedesco Frederik Bergius. Ma fu negli anni del secondo confitto mondiale che questa scoperta venne veramente sfruttata e perfezionata: il processo Bergius venne infatti impiegato dalla Germania nazista per produrre in ingenti quantità i principali derivati del petrolio, ovvero benzina e olio, usati per rifornire i mezzi dell’esercito.

L'aereo a reazione Il primo brevetto di un aereo a reazione risale al 1929, ma il suo progettista, l’inglese Frank Whittle, non trovò alcuna industria disposta a realizzarlo. Così il primo jet a entrare in servizio operativo fu, 15 anni dopo, il Messerschmitt Me.163B Komet. L’aereo era il risultato del lavoro di Alexander Lippisch, esperto di alianti tutt’ala, ed Helmuth Walter, realizzatore del primo motore a razzo a carburante liquido. E in effetti il piccolo intercettore non era altro che un aliante che usava la sua rivoluzionaria forma di propulsione per brevi momenti: poteva salire fino a 10 mila metri in 150 secondi e toccare i 900 km/h, ma la sua autonomia a piena potenza era di soli 10 minuti. Il primo incontro con i bombardieri alleati avvenne il 28 luglio del 1944, e il Komet si rivelò eccezionale: gli armieri dei B-17 non facevano in tempo a ruotare la torretta.

La svastica Chiudiamo questo essenziale elenco con una non invenzione dei nazisti: il loro simbolo, la svastica. La croce uncinata (in sanscrito svastika) risale alla preistoria. Come simbolo del ciclo della vita e delle stagioni si trova su manufatti greci, della civiltà indoiranica come pure di quella germanica. Nell’antica Cina, invece, simboleggiava i punti cardinali. Nel buddismo, dal 700 a. C. circa, divenne un talismano, mentre nel giainismo (una religione indiana) i quattro bracci corrispondono al mondo dell’uomo, a quello degli dèi, a quello animale e agli inferi. Prima del nazismo, in Germania la adottarono i movimenti che si rifacevano all’ideologia nazionalista germanica. Hitler la riprese nel 1920 come effigie del partito nazionalsocialista e poi, con l’aggiunta dell’aquila imperiale, ne fece il simbolo del Terzo Reich.

Propaganda. Dopo la sconfitta aerea nei cieli inglesi nel 1940, Hermann Göring, ministro del Trasporto aereo, era sotto pressione. Nel 1941 chiamò a raccolta tutti gli esperti del settore, esortandoli a lavorare a nuovi sviluppi che assicurassero la supremazia aerea alla Germania. E fu qui che nacque il mito del disco volante come arma segreta.

Nella fase di progettazione, infatti, fu importante il ruolo svolto dal modello di un velivolo discoidale a decollo verticale, che il giovane costruttore Andreas Epp e il suo mecenate Ernst Udet, leggendario asso dell’aviazione tedesca, avevano presentato poco tempo prima a Göring.

Sull’idea lavorarono in contemporanea due squadre separate: il tedesco Richard Miethe, ingegnere aeronautico, e l’italiano Giuseppe Belluzzo, specialista in turbine, nelle fabbriche di aerei di Bratislava e Dresda. I colleghi Otto Habermohl e Rudolf Schriever nelle fabbriche Skoda a Praga. I primi a raggiungere l’obiettivo furono quelli del gruppo di Praga.

Ci furono altri progetti di disco volante V2. Quello a cui partecipava anche l’italiano Belluzzo aveva un un solo rotore.

Una variante del disco testato, realizzato dal gruppo di Praga.

Disegno di una variante del disco testato, realizzato dal gruppo di Praga.

Nasce il mito. Nel marzo del 1944 portarono a termine con successo il primo collaudo. Sul volo inaugurale furono scritti i resoconti più disparati: secondo alcuni, il velivolo aveva volato a oltre 2.000 km orari; secondo altri, aveva solo accennato al volo con un paio di balzi incerti.

Certo è che il ministero della Propaganda esaltò l’avvenimento e annunciò lo sviluppo di nuove armi di straordinaria potenza. E quella fu l’ultima volta che i nazisti accennarono al progetto “dischi volanti”.

Che cosa c’era di vero? La maggior parte dei documenti sul disco andarono poi persi o distrutti negli ultimi anni caotici di guerra, mentre i misteriosi 15 mesi di volo di prova prima dell’armistizio bastarono per diffondere il mito dei dischi volanti super-veloci. Per Peter Pletschacher, storico dell’aviazione, si trattava in realtà solo di una «sottile guerra psicologica». Le velocità dichiarate «a quel tempo erano impossibili, una sciocchezza totale». Secondo Pletschacher, lo straordinario effetto che la propaganda ebbe sui nemici fu solo la conseguenza del grande rispetto che gli Alleati nutrivano nei confronti delle capacità tecniche dei tedeschi.

Hitler in Antartide? Dopo la guerra il mito dei leggendari dischi volanti del Reich ebbe uno sviluppo autonomo, assumendo forme sempre più strane. Molte delle figure di spicco del regime nazista si erano rifugiate in Sud America e forse per questo cominciò a circolare voce che Hitler e i suoi fedeli avessero raggiunto l’Antartide con i loro velivoli a disco. Lì, nascosti in gallerie scavate sotto i ghiacci, attendevano di far ritorno in Germania.

Il culmine dell’intreccio fantasioso fu raggiunto con il racconto che Hitler si fosse ritirato sulla Luna con i suoi dischi volanti e lì avrebbe atteso il giorno della vendetta. Il viaggio nello spazio sarebbe stato reso possibile da una nuova, straordinaria tecnica di propulsione, denominata “Vril”, che poteva raggiungere accelerazioni fino a 40.000 km orari.

Nascono gli Ufo. Fantasia e isteria non avevano più limiti. Nel 1947, alcuni piloti americani giurarono di aver incontrato oggetti volanti non identificati: gli Ufo. E l’aeronautica militare affermò di essere stata coinvolta in un combattimento con un disco. Così, quando la radio diede notizia dello schianto di un Ufo a Roswell, (Nuovo Messico), si diffuse il panico. L’incidente di Roswell si rivelò una bufala: era solo caduto un pallone meteo. I sostenitori degli Ufo però non se ne curarono affatto e la città divenne luogo di pellegrinaggio.

Il forno a microonde. La cottura a microonde fu scoperta nel 1940 da un ingegnere americano, Percy Spencer della Raytheon Company, produttrice di radar militari: maneggiando un tubo di magnetron (tubo elettronico che produce energia a microonde) si accorse che la tavoletta di cioccolata che teneva in tasca si era sciolta. Capì subito che la colpa era delle microonde emesse dai magnetron. E per testare la sua scoperta decise di riprovare con una confezione di popcorn. Quando in pochi istanti se li vide saltare per tutta la stanza, decise che ci aveva visto giusto. di lì a breve provò a cuocere popcorn. Sei anni dopo la sua azienda brevettò il processo di cottura a microonde e, l’anno dopo, lanciò il primo forno a microonde: era alto 1,80 m e pesava 340 kg

Il nastro adesivo (americano). Onnipresente, multi-funzionale è apparso la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale. L'esercito aveva bisogno di un materiale impermeabile e flessibile da utilizzare per le riparazioni veloci. Fu la Johnson e Johnson proporre una combinazione di nastro adesivo medico e strisce autoadesive in rotoli, che i militari potessero trasportare facilmente. Curioso che a suggerirlo all'azienda produttrice, fu il presidente Roosevelt, il quale a sua volta aveva avuto l'imbeccata da Vesta Stoudt, madre di due soldati al fronte.

L'aranciata Fanta. Alle prese con la difficoltà di importare lo sciroppo di Coca-Cola nella Germania nazista, durante la guerra, a causa di un embargo commerciale, Max Keith, il capo della Coca Cola tedesca, pensò di creare un nuovo prodotto utilizzando solo ingredienti disponibili in Germania. Il nome fu il risultato di una breve sessione di brainstorming, nella quale Keith esortò i suoi dipendenti a "usare la fantasia" per battezzare la nuova bibita, a base di siero del latte e marmellata di mele (le arance sarebbero arrivate solo nel 1955, in uno stabilimento di produzione di Napoli). Joe Knipp, un venditore, subito ribatté "Fanta!".

Le patatine fritte surgelate. JR Simplot, un imprenditore dell'Idaho aveva messo a punto la tecnica per liofilizzare patate e verdure per accreditarsi come fornitore dell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale, proprio quando la difficoltà dei trasporti internazionale minacciava di far deragliare gli sforzi degli Alleati in Europa. Le verdure surgelate di Simplot hanno contribuito a garantire alle truppe all'estero forniture di cibo di cui avevano bisogno per alimentarsi mentre marciavano sull'Europa. E quando la fine della guerra gli ha fatto perdere il suo più grande cliente, Simplot ha firmato un contratto con McDonald's per fornirgli patate fritte surgelate, che sarebbero entrate nella dieta di molti paesi occidentali.

La penicilina. Sulla scoperta della penicilina gli storici sono in disaccordo: alcuni ne attribuiscono la scoperta ad Alexander Fleming nel 1928, altri al ricercatore francese Ernest Duchesne, che avrebbe scoperto "L'antagonismo tra muffe e microbi" già nel 1869. Quel che è certo però è che fu la seconda Guerra Mondiale a dare slancio a questo potente antibiotico e alla sua produzione industriale. La speranza di riuscire a ridurre le perdite umane tra i soldati fece sì che venissero messi a disposizione degli scienziati i fondi necessari a dare impulso alle ricerche. Alla prima sperimentazione parteciparono quasi 150 soldati a cui si riuscì a curare ferite multiple, infette con batteri diversi. Ma la penicillina salvò la vita anche all'attrice Marlene Dietrich (si era ammalata di polmonite a Bari nel ' 43).

La saccarina. Questo sostituto dello zucchero fu scoperto nel 1879 da Constantin Fahlberg e Ira Remsen, in un laboratorio della Johns Hopkins University. Ma a quel tempo, i programmi di perdita di peso non erano in voga e così la saccarina è entrata in uso solo quando la prima guerra mondiale ha imposto razioni su beni di prima necessità come lo zucchero, e la gente si è trovata senza alternative. La stessa cosa accadde nella seconda guerra mondiale. Ma stavolta il prodotto era destinato a restare sugli scaffali: nel 1950 l'imprenditore Ben Eisenstadt e suo figlio Marvin, dopo aver inventato le bustine di zucchero, sperimentarono una combinazione di saccarina e destrosio in bustine da proporre come dolcificante a basso contenuto calorico, in alternativa allo zucchero.

Il teflon. Durante la seconda guerra mondiale, gli scienziati alleati sperimentavano armi innovative a getto continuo. Il Teflon destò interesse degli scienziati bellici appena si scoprì che era l'unico rivestimento in grado di resistere alle sostanze volatili delle prime bombe atomiche (che caddero su Hiroshima e Nagasaki nel 1945). Scoperto per caso nel 1938 dal chimico 27enne Roy J. Plunkett, il teflon era uno dei nomi commerciali del PTFE polimero (abbreviazione di politetrafluoroetilene). Che dopo la guerra sarebbe stato riproposto come rivestimento antiaderente di pentole e tegami.

Ufo sommergibili. La paranoia degli Ufo negli anni Quaranta si rispecchiò nella paura gemella degli Uso (Unidentified submarine objects), gli oggetti sottomarini non identificati: velivoli discoidali anfibi, che partivano sott’acqua, emergevano in superficie, si alzavano in volo e poi tornavano in mare. Il cacciatore di misteri tedesco Lars Fischinger si è dedicato allo studio del fenomeno e ha passato alla lente d’ingrandimento le decine di apparizioni degli ultimi cinquant’anni. Nell’Antartide, ad esempio, l’equipaggio di una rompighiaccio avrebbe osservato alcuni Uso attraversare uno strato di ghiaccio spesso 7 metri.

La mania degli Ufo successiva alla Seconda guerra mondiale fu alimentata dagli stessi sviluppatori dei “dischi volanti”. Negli anni ’50, Rudolf Schriever raccontò alla rivista tedesca Der Spiegel i collaudi fatti a Praga, con toni reboanti: «I dischi volanti non sono un gioco da ragazzi. Hanno un grandissimo significato per lo sviluppo della tecnica di volo».

Dal canto suo, Giuseppe Belluzzo, che era professionalmente più qualificato, già nel 1944 aveva avvertito che i velivoli di forma discoidale erano instabili, con un effetto tanto più marcato con l’aumentare delle dimensioni del mezzo. Ma il racconto di Schriever aveva ormai avuto effetto. In Canada cercarono di ricostruire il disco volante dei nazisti. Fu un clamoroso fiasco. Da allora dell’arma segreta tedesca non si è più parlato.

Shakespeare ha parlato al cuore di tutti, mettendo in scena ogni sfaccettatura dell'animo umano. A 400 anni dalla pubblicazione della prima raccolta delle sue opere, entriamo nel mondo del grande narratore inglese sulla scia dei suoi personaggi, dei teatri dove recitava, della Londra brulicante di vita in cui visse e produsse i suoi capolavori. E ancora: l'albero di Natale e le altre piante delle feste; lo scienziato inglese William Buckland che studiava (e mangiava) davvero tutto; i più sofisticati sex toys del passato; la corrispondenza dei soldati italiani in Russia, nel dicembre 1941; l'ultimo volo di Amelia Earhart.

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