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L’editoriale del numero di Limes 8/22, Il mare italiano e la guerra.
1. « L e lacrime dei nostri sovrani hanno il gusto salato del mare che vollero ignorare». Il motto attribuito al cardinale di Richelieu (1585-1642) traversa i secoli.
Non potremmo trovarne di più pertinente per l’Italia d’oggi. Battuta dai venti della Guerra Grande la nostra poco sovrana repubblica stenta a coglierne la posta strategica: dominio delle onde. Del mare di casa, Mediterraneo per la cartografia corrente, Medioceano in geopolitica perché connette Atlantico e Indiano, già a fuoco nel Mar Nero investito dall’assalto russo all’Ucraina. E dei Mari Cinesi, cuore del Medioceano estremo-orientale, epicentro dello scontro tra Washington e Pechino sulle rotte dell’Indo-Pacifico.
Il centro di quel mare è Taiwan, del nostro l’Italia.
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Lucio Caracciolo presenta il numero 6/2017 di Limes, Mediterranei, dedicato all’ex mare nostrum.
Il caos euro-africano-mediorientale, gli interessi commerciali della Cina e le mosse strategiche della Russia materializzano nel Mare Nostrum una competizione fra imperi simile al Great Game ottocentesco fra Mosca e Londra.
Il paradosso della nostra penisola, al centro del Mediterraneo ma senza una strategia che ne consegua. Quanto vale l’‘economia blu’. Due priorità: lo status giuridico del Mare nostrum e un centro nazionale di coordinamento strategico. Estratto dell’articolo “L’Italia potenza marittima che ignora se stessa“
Una carta a colori da Limes 4/06 Gli imperi del mare
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